Di Michele Zarri, Direttore Area Orientamento, IeFP e Formazione Superiore di AECA
C’è un libro famoso di Eric Berne che si intitola “Ciao. E poi…”. Mi piace pensare che la giornata del 20 Ottobre 2025 sia stata proprio quell’“e poi”. Un primo contatto, un saluto iniziale tra chi la scuola e la formazione la vive e chi la costruisce ogni giorno, tra chi è chiamato ad apprendere e chi è chiamato a educare, formare, accompagnare. Una prima immagine potente di ciò che l’educazione può essere: luogo che educa, luogo che forma, luogo che ascolta. E allora a quel “Ciao. E poi…” abbiamo potuto rispondere con un altro CIAO, semplice, diretto. Ma soprattutto con una domanda che troppo spesso resta automatica, priva di senso: “Ciao, come stai?”
Per chi si occupa di educazione e formazione, da adulti ad altri adulti, il primo passo dovrebbe essere proprio questo: “CIAO, COME STAI?”. E poi basta. Basta nel senso del fare silenzio. Basta nel senso del fare spazio. Basta per accogliere l’altro, la sua voce, la sua storia, il suo tempo, il suo sentire. Un dì di puro e autentico ascolto. Così è stata questa prima giornata degli Stati Generali dell’Educazione e della Formazione, ospitata al Centro Internazionale Loris Malaguzzi di Reggio Emilia: una giornata dedicata interamente alle ragazze e ai ragazzi delle scuole superiori e dei percorsi IeFP dell’Emilia-Romagna.
Un evento costruito attorno alle loro parole, alle loro emozioni, ai loro bisogni veri. Non cattedre, ma cerchi. Non lezioni, ma racconti. Non contenuti da trasmettere, ma storie da ascoltare. Gli studenti hanno parlato. Hanno detto cosa vedono nella scuola. Cosa non vedono. Cosa vorrebbero. Hanno parlato di inclusione, non come slogan ma come assenza quotidiana. Di benessere, come diritto negato e desiderato. Di relazioni, come primo strumento educativo. Agata, una delle voci più intense della mattinata, ha detto con lucidità e coraggio:
“La parola inclusione non dovrebbe nemmeno esistere…”
Ed è difficile immaginare parole più forti, più semplici, più vere. Nel corso della giornata, le istituzioni non hanno parlato ed ascoltato. Dirigenti, assessori, amministratori regionali si sono messi in ascolto di ciò che troppe volte è ignorato. Momento non solo celebrativo ma politico nel senso più profondo del termine, la scuola in senso istituzionale ha ascoltato per cambiare. Nel pomeriggio, gli atelier interattivi hanno permesso agli studenti di esprimersi in forme diverse, con le mani, le immagini, la voce, le domande: “Costruisci la tua aula ideale”, “Disegna il tuo tempo scuola”, “Dai voce a ciò che non viene detto”. Laboratori silenziosi e rumorosi, creativi, irregolari, veri. La sensazione, a fine giornata, è che un piccolo patto educativo si sia già cominciato a scrivere. Non nei documenti, ma nei volti, nelle mani, nei gesti di chi c’era. Perché in fondo è vero: ogni aula è davvero un domani in costruzione. E questi ragazzi, oggi, ci hanno aperto una finestra su quel futuro.
E poi? E poi un grazie. E poi? Torniamo a Berne.
Il “Ciao. E poi…” non si chiude con un evento. E poi si continua. Nel quotidiano delle scuole e dei centri di formazione. Nelle scelte politiche. Nel modo in cui iniziamo ogni giorno con i nostri studenti e le nostre studentesse. Ma e poi c’è anche un grazie. Un grazie sincero a chi c’era, a chi ha accompagnato, a chi ha ascoltato senza interrompere, a chi ha partecipato col cuore. Grazie ai tanti docenti, tutor, accompagnatori, direttori, e grazie ai tanti colleghi dei centri di formazione che oggi hanno scelto di esserci, con tanti ragazzi e ragazze le cui storie sono arrivate con la loro presenza, distinta, piena di personalità, di forza, di educazione profonda. Grazie ai dirigenti della Regione, agli assessori, e al presidente Michele de Pascale, oggi in veste non istituzionale ma di adulto che ascolta, tra adulti che fanno spazio. Grazie di questo tempo importante e prezioso. Perché a volte, davvero, basta un “ciao” detto bene. E un “come stai?” che sappia fermarsi in silenzio. E poi… si può cominciare.